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Sfatare la convinzione diffusa che i condomini debbano necessariamente essere brutti, anonimi, simili a casermoni, è una scommessa che ho fatto a me stesso fin dall’inizio dell’attività di libero professionista.
La controprova che bello non è necessariamente caro, è stata la verifica che ho appurato come imprenditore di molti miei progetti. Ho constatato che la qualità, la bellezza e l’armonia infusi nei condomini che ho progettato, paga anche dal punto di vista economico perché gli appartamenti si vendono subito e bene.
Ma l’approccio progettuale non è solo dal punto di vista del ritorno economico. La molla che ha agito sull’Architetto è data dalla storia dell’Architettura soprattutto quella ottocentesca basata sul concetto di “decoro urbano”. L’Architetto infatti ha grosse responsabilità verso i cittadini e la città, perché è chiamato a progettare manufatti che volenti o nolenti resteranno nel tempo a parlare di ciò che è stato. L’Architettura quindi deve essere rispetto per gli altri, non stravaganza o sperimentazione artistica a tutti i costi, giusto per far parlare di sé o per manifestare una propria originalità a tutti i costi. L’Architetto deve confrontarsi con la Storia, con il paesaggio in cui si inserisce, con le abitudini di un territorio.
Ecco allora perché progettare nel Salento significa, per esempio, usare pietre locali (tufo, Carparo, pietra Leccese), o dimensionare gli infissi stretti e alti (perché in funzione del percorso del sole che a questa latitudine è alto rispetto allo zenit).
“Sentire” il Genius Loci di un territorio significa quindi progettare in modo diverso in ogni territorio omogeneo (al contrario dello stile internazionale che va bene dappertutto e quindi… da nessuna parte).
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