RINGRAZIAMENTI E DEDICHE
Ai miei genitori, Carmela e Ubaldo. Modello per me e, spero, per i miei figli.
A mia moglie Paola .La maternità dei nostri figli, Alice e Giacomo, i progetti più riusciti.
All’Angelo Custode (Distratto).
Al “Boss” degli Angeli.
Alla Natura.
Al Sole
Alle Maestranze, con le quali, l’interscambio è stato sempre improntato al rispetto dei ruoli e delle rispettive competenze. A tutti i tecnici e disegnatori che mi hanno accompagnato e mi accompagnano in questa avventura, in particolare al "tedesco" Damiano. Al prof. Giovanni K.Koenig per le sue entusiasmanti lezioni che mi hanno aperto alla comprensione delle interrelazioni tra arte, cultura, architettura e società. Memorabile la letio magistralis sulla realizzazione della Philarmonie di Berlino progettata dall’arch. Hans Sharoun per ascoltare la musica atonale e dodecafonica. Un sogno : Verlakte Nacht di Arnold Schoemberg nella Philarmonie. Al prof Paolo Giovannini per avermi onorato, da studente e da laureato, a supportarlo come assistente nei suoi corsi di Urbanistica II . Al prof A. Fino che mi ha insegnato la Statica del mondo. Al prof G.Pettena per l’apertura degli orizzonti nelle nuove Arti. Ad Alberto Prosecchi di Firenze per avermi trascinato nell’esperienza dell’arredamento e per avermi iniziato nella difficile arte di vendere la conoscenza acquisita. A Cosimo Denitto per avermi iniziato nell’avventura di Imprenditore che perdura. Ad Anthony Robbins per avermi moltiplicato l’ottimismo della volontà (Firewalk). A tutti i miei CLIENTI che mi hanno gratificato con la loro scelta e che grazie a loro ho potuto e posso svolgere un’intensa attività professionale.
E proprio vero il detto che recita : GLI ALTRI SONO LA NOSTRA VERA RICCHEZZA ! SCRITTI (CITAZIONI) Come diceva spesso il prof Koenig, l’architetto che vuole essere considerato tale, deve progettare. Quando l’architetto scrive molto diventa un critico di architettura e non fa più l’architetto!
Ho dovuto comunque fissare con scritti le intenzioni nascoste e forse invisibili nelle realizzazioni, le citazioni, i sogni.
Dalla relazione di concorso Utile alla comprensione del lavoro che svolgo come Architetto é necessario premettere alcune considerazioni:
- Il degrado delle periferie delle nostre città deriva, in gran parte, dalla mancanza di una urbanistica alternativa a quella tramandataci dai secoli passati, nella quale venivano definiti e quindi riconoscibili il tessuto edilizio e le emergenze;
- L'architettura delle periferie e purtroppo anche degli interventi di sostituzione di parti degradate di centri storici, spesso celati dietro lo “stile internazionale”, rendono anonimi e non riconoscibili i manufatti edilizi realizzati; Queste due premesse inducono il comune osservatore a non riconoscere, dai dati oggettivi quali l'architettura e l'urbanistica cui é chiamato a fruire, il “locus” in cui si trova.
Ciò premesso, e convinto fino in fondo che un architetto è responsabile dei manufatti che impone alla storia della città, coscientemente rifiuto tutto ciò che può essere stravagante, estroverso e di gratuita rottura con il “genius loci”.
L'architettura che produco, quindi, si muove in questo rispetto per gli “altri” preferendo soluzioni “decorose”, di semplice e leggibile composizione e usando colorazioni che appartengono alla tradizione locale e, quando è possibile dal punto di vista economico, l'uso di materiali locali a vista.
Nel caso specifico del progetto selezionato per questa mostra, ho accentuato l'uso delle “balconate” locali strette e alte proprio perché riletta la loro forma in funzione del moto del sole che qui ha una traiettoria abbastanza alta. Riletto e ridisegnato anche il piccolo balcone con ringhiera che solitamente è adornato di fiori e piante e che il sottoscritto ha voluto “eternare” con un motivo floreale in ferro.
…entrando a Mesagne da ovest la nuova torre anticipa come avamposto-citazione la torre più importante, quella del castello.
Sfatare la convinzione diffusa che i condomini debbano necessariamente essere brutti, anonimi, simili a casermoni, è una scommessa che ho fatto a me stesso fin dall’inizio dell’attività di libero professionista.
La controprova che bello non è necessariamente caro, è stata la verifica che ho appurato come imprenditore di molti miei progetti. Ho constatato che la qualità, la bellezza e l’armonia infusi nei condomini che ho progettato, paga anche dal punto di vista economico perché gli appartamenti si vendono subito e bene.
Ma l’approccio progettuale non è solo dal punto di vista del ritorno economico. La molla che ha agito sull’Architetto è data dalla storia dell’Architettura soprattutto quella ottocentesca basata sul concetto di “decoro urbano”. L’Architetto infatti ha grosse responsabilità verso i cittadini e la città, perché è chiamato a progettare manufatti che volenti o nolenti resteranno nel tempo a parlare di ciò che è stato. L’Architettura quindi deve essere rispetto per gli altri, non stravaganza o sperimentazione artistica a tutti i costi, giusto per far parlare di sé o per manifestare una propria originalità a tutti i costi. L’Architetto deve confrontarsi con la Storia, con il paesaggio in cui si inserisce, con le abitudini di un territorio.
Ecco allora perché progettare nel Salento significa, per esempio, usare pietre locali (tufo, Carparo, pietra Leccese), o dimensionare gli infissi stretti e alti (perché in funzione del percorso del sole che a questa latitudine è alto rispetto allo zenit).
“Sentire” il Genius Loci di un territorio significa quindi progettare in modo diverso in ogni territorio omogeneo (al contrario dello stile internazionale che va bene dappertutto e quindi… da nessuna parte).
Citazione RIvista Ambiente Casa
La città è fatta di segni che parlano della storia e della cultura di un luogo.
Il barocco delle chiese diventa in questo progetto un segno a macroscala, una ‘chiave’ sul pentagramma del tessuto urbano.
Citazioni vis-à-vis
Dalla scala urbana alla scala domestica: il palazzo diventa . . . mobile.
( OLTRE IL ) WATER FRONT – BRINDISI Parafrasando "Le città invisibili" di Italo Calvino, propongo L’Ennesima Città Invisibile : La Città e le Vele Navigando attraverso il Mare Nostrum fummo attratti da grandi costruzioni che si stagliavano dalla terra su verso il cielo.
Avvicinandoci scoprimmo che queste presenze non erano altro che grandi macchinari a servizio di una Città che si estendeva lungo i fronti di un’insenatura a forma di utero femminile. Una Città che sembrava costruita da Uomini giganti come giganti erano quelle costruzioni che, scoprimmo dopo, producevano energia e prodotti per quella civiltà.
Entrando in questo porto notammo però anche tracce antiche dell’Uomo già viste altrove : castelli, fortezze, antiche colonne ma anche nuovi monumenti all’Uomo ed al suo Mare.
Eravamo stati incuriositi da grandi strutture che già da lontano avevamo alimentato in noi il timore di trovarci di fronte a giganti veri : grandi alberi di navi per grandi Vele che scoprimmo poi , ancorati alla terraferma.
Da lontano era aleggiata, nei nostri pensieri, che quella Città forse era stata progettata per muoversi ma i nostri dubbi furono fugati allorquando due grandi Vele contrapposte, sulle due opposte sponde, cominciarono ad abbassarsi sul Mare fino a congiungersi.
Capimmo, quando Uomini come noi cominciarono a muoversi sul mare, spostandosi da una parte all’altra per raggiungere le rispettive sponde, che erano PONTI! Ponti costruiti in omaggio al mare che i suoi abitanti evidentemente amavano.
Amavano a tal punto da aver costruito le proprie case lungo le sue sponde senza rendersi conto che si erano però isolati gli uni dagli altri. Quando avevano sofferto abbastanza di questo isolamento avevano realizzato le “congiunzioni”.Le Vele.
Questa Città, costruita attorno all’Acqua, era riuscita a vivere anche sull’Acqua!

 

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